Oggi purtroppo, assistiamo ancora ad incidenti spesso mortali causati da avvelenamento da monossido di carbonio infatti, la pericolosità degli impianti a gas nel settore domestico, non è che in minima parte dovuta alla infiammabilità del gas combustibile, quanto alla formazione di ossido di carbonio (CO) e in particolare della sua accidentale fuga e ristagno nei locali abitati. L’ossido di carbonio è un gas assolutamente inodore ed è quindi estremamente inavvertibile e conseguentemente subdolo proprio quando è frammisto ad altri gas, come appunto quelli prodotti dalla combustione. Soggetti che hanno avuto perdita di coscienza prolungate dopo esposizioni all’ossido di carbonio possono subire lesioni di carattere permanente: frequentemente si tratta di lesioni del sistema nervoso, che possono anche interessare l’apparato cardiovascolare o di altri organi. La più comune conseguenza dell’avvelenamento da ossido di carbonio è la sindrome basale gangliare per danno al tessuto encefalico da anossiemia (deficienza nell’organismo di ossigeno respiratorio).
Da un punto di vista chimico, nella reazione di combustione, la formazione dell’ossido di carbonio avviene perché trae origine da combustioni che avvengono in modo incompleto, ossia in difetto di ossigeno. Le cause fondamentali riguardano principalmente due fattori: apertura di ventilazione assente o sottodimensionata (il dimensionamento dell’apertura di ventilazione il cui scopo è quello di consentire l’afflusso del corretto quantitativo d’aria comburente, deve essere correttamente eseguito). ostruzione sul sistema di scarico dei prodotti della combustione.